Pamela spesso parla del sonno come del problema principale delle neo mamme. Lei ha avuto la fortuna, con la sua terza figlia, Futura, di non dover affrontare questo disagio. Futura ha sempre dormito, e Pamela infatti ne ha scritto con gioia.
Ma che succede quanto nostro figlio o nostra figlia non dormono la notte?
Abbiamo visto nei giorni scorsi i libri consigliati per cercare di regolare il sonno dei nostri figli, ma oggi pensavamo di affrontare il tema del tanto discusso co-sleeping.
Co-Spleeping: Significato
Prima di ogni cosa vediamo cosa significa il termine co-sleeping: la comunità scientifica ha scelto questa terminologia per indicare la scelta dei genitori di dormire con i propri figli, solitamente nel lettone.
Anche in natura, sopratutto nelle scimmie, il co-sleeping è una pratica molto diffusa. Nei tempi meno recenti mettere il bambino nel lettone veniva visto come un segno di “debolezza” da parte dei genitori, che non permettevano al bambino di sviluppare un sano distacco ed una consapevole autonomia.
Nel tempo, anche leggendo il libro di Grazia Honegger Fresco abbiamo capito che non abituiamo il bambino ad essere autonomo, ma piuttosto rischiamo di farlo abituare ad una sensazione di abbandono da parte della madre. Se infatti il bambino, nei primi mesi, durante le fasi di veglia, può controllare la vicinanza e la lontananza della madre, quando dorme, di notte, se lasciato solo, inizia a misurarsi con la sua assenza.
Vedremo in modo più approfondito se questo tipo di abitudine aiuta l’autonomia o se invece crea più probabilità di sviluppare sindrome abbandonica, quello che vedremo oggi è come e con quali strumenti, possiamo adattare un co-sleeping con nostro figlio.
Co-Sleeping: Pro e Contro
Per prima cosa dormendo con nostro figlio possiamo tenere sotto controllo la possibile SIDS, terrore di ogni neomamma fin da sempre. La Sudden Infant Death Syndrome, più comunemente conosciuta come morte in culla, colpisce, nel nostro paese, 1 bambino su 2000; Si definisce così la morte improvvisa di un bambino entro l’anno di età che non abbia nessuna spiegazione di pregresse o concomitanti patologie.
Dormire nel lettone con mamma, papà o con entrambi i genitori, ovviamente può essere un fattore di prevenzione di questo aspetto. Inoltre ci sono altre cose che migliorano grazie alla pratica del co-sleeping:
- Dormire Meglio: il bambino svolge un’attività onirica migliore
- Dormire più a lungo: è stato scientificamente provato che i minuti che dormono solitamente i bambini viene moltiplicato per 4 con il co-sleeping.
- Regolarizzazione del Battito Cardiaco e dei Parametri Vitali: il bambino che dorme con i genitori ha dei parametri vitali più stabili e meno pause durante la respirazione
- Livelli di Ansia più Bassi: Come abbiamo detto più volte dormire con i genitori rassicura il bambino che non si sente “abbandonato“
Tra i contro c’è sicuramente una possibile perdita di qualità del sonno nei genitori più ansiosi, che potrebbero essere preoccupati di “schiacciare” il bambino, e di un livello di intimità ridotto nella coppia per via della “presenza” del bambino.
Inoltre, sempre per le teorie più accreditate nei decenni precedenti, potrebbe crearsi un’abitudine nel bambino poi difficile da far decadere quando sarà il tempo di trasferirsi nella propria cameretta.
Co-sleeping: Culle e Lettini
Ultimo suggerimento rispetto al co-sleeping: se volete limitare i rischi o la preoccupazione potete acquistare un lettino di quelli che si agganciano al lettone, o delle spondine, che possano limitare la possibilità del bambino di cadere.
Appassionata di Letteratura, critica letteraria e affascinata da tutti i Mass Media a partire dalla smemoranda passando per la tv e arrivando ai social network.
Giornalista. Content Editor e Brand Journalist è Consulente in Comunicazione per piccole e grandi aziende. Per 15 anni ufficio stampa di Annalisa Minetti ed al suo fianco in tutte le imprese sportive e musicali come Sanremo 2005, le paralimpiadi di Londra e la maratona di New York, Tale e Quale Show e Ora o Mai Più (trasmissioni di punta della prima serata Raiuno). Il lavoro in cui c’è tutta la sua anima è il libro di medicina narrativa, Prendersi Cura di Sè con le Parole di Simona Amorese, curato per Edizioni Gribaudo. Oggi al timone di Occhio Che come Direttore Editoriale e di altri portali tematici. Nel 2012, quando era Direttore del mensile Vivessere, è stata premiata come Direttore Responsabile più giovane in Italia dal circolo della stampa di Milano. Oggi studia e si aggiorna continuamente per applicare la passione della scrittura al mondo digitale.
È ideatrice con Pamela, di Non è la Mamma
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